Inoltre si iniettano miscele di più farmaci in cui è presente un anestetico locale. Di queste miscele non è mai stata dimostrata l’utilità, anzi, in molti casi, hanno provocato reazioni infettive nei punti di inoculazione, con formazione di escare ed esito cicatriziale.
Evitare l’applicazione di creme o altri presidi se non dopo aver consultato il medico che ha eseguito il trattamento.
Dopo la seduta e per alcuni giorni, non esporsi al sole e ai raggi UVA per evitare discromie (macchie) in corrispondenza delle microlesioni prodotte dall’ago. Infatti, è bene sapere che la riparazione di queste microlesioni comporta una lieve infiammazione che aumenta la sensibilità della cute alle radiazioni solari con aumento della pigmentazione.
- una fase di attacco: 4 sedute, una ogni settimana;
- una fase di controllo: 4 sedute distanziate di 15 giorni;
- una fase di mantenimento: sedute mensili o più distanziate.
Le iniezioni si eseguono per mezzo di aghi sottili e molto corti (4 mm).
Si utilizzano piccole quantità di farmaco ripartite in diverse microiniezioni: la somministrazione intradermica rallenta la diffusione del farmaco realizzando, con minime dosi, un’intensa azione locale che si prolunga per parecchie ore.
L’azione farmacologica può essere mantenuta con la ripetizione settimanale del trattamento. Non si utilizzano miscele di farmaci.
Di norma la risposta terapeutica si manifesta rapidamente. L’intensità e la durata, come avviene per la somministrazione sistemica, dipendono dal tipo di patologia e dalla sua gravità.
L’iniezione intradermica localizzata, è indicata in tutte quelle condizioni patologiche che si manifestano in sedi superficiali e, soprattutto, quando non si riesca per altra via ad assicurare localmente livelli tessutali di farmaco sufficientemente elevati e costanti oppure quando patologie di organo o di apparato controindicano l’impiego di farmaci per via sistemica.
Le indicazioni principali per il trattamento intradermico sono:
- le patologie dell’apparato locomotore (reumoartropatie);
- l’insufficienza cronica venoso-linfatica periferica che, nel sesso femminile, rappresenta l’elemento scatenante della pannicolopatia edemato-fibrosclerotica (cellulite);
- l’invecchiamento cutaneo del volto, fisiologico e/o fotoindotto. L’intervento consiste nella biostimolazione o nella correzione.
La biostimolazione serve a dare turgore e luminosità alla cute. La correzione serve a ridurre i danni dovuti all’invecchiamento e/o all’esposizione prolungata e senza protezione, ai raggi solari o agli UVA. Si utilizzano non farmaci ma presidi che sono iniettati per mezzo di aghi più lunghi (13 mm) e molto sottili.
Il mantenimento dei risultati si ottiene con interventi distanziati di alcuni giorni, secondo un protocollo terapeutico che prevede:
- una fase di attacco: 4 sedute, una ogni settimana;
- una fase di controllo: 4 sedute distanziate di 15 giorni;
- una fase di mantenimento: sedute mensili o più distanziate.
Le sedute possono essere più ravvicinate nei casi di forte infiammazione o di intenso dolore oppure più distanziate nei casi più lievi; nelle patologie a decorso cronico è bene seguire interamente il protocollo, ovviamente sarà il medico a consigliare caso per caso.
Normalmente, una seduta di intradermoterapia dura da 5 a 15 minuti, in relazione alla estensione e al numero delle zone da trattare.
Una controindicazione assoluta alla intradermoterapia è data dalla allergia verso i farmaci da utilizzare. Una diatesi allergica, testimoniata da crisi allergiche verso più allergeni e dalla facilità di insorgenza di nuove allergie, deve indurre a non sottoporsi all’intradermoterapia.
Si deve tenere presente che una reattività allergica può svilupparsi tardivamente, dopo un periodo di trattamento senza alcuna manifestazione di sensibilità.
Altra controindicazione assoluta è rappresentata dai difetti della coagulazione come emofilia e piastrinopenia, oppure da terapie in atto con anticoagulanti.
Coloro che sono in terapia con antiaggreganti piastrinici (per esempio cardioaspirina), dopo aver consultato il medico curante, possono sospenderne l’assunzione per alcuni giorni prima del trattamento.
In presenza di patologie sistemiche croniche sarà il medico a valutare l’opportunità o meno di un trattamento intradermico terapeutico o estetico.
Il modesto volume di farmaco utilizzato per ogni iniezione provoca, nel derma, un minuscolo rigonfiamento (pomfo), destinato a scomparire in poche ore. Nelle sedi di iniezione possono manifestarsi transitorie reazioni locali, di lieve entità, dovute al microtrauma prodotto dall’ago, nonché all’attività chimico-fisica e biochimica del farmaco:
- eritema (arrossamento);
- lieve sanguinamento;
- ecchimosi o piccoli ematomi;
- rarissime complicanze infettive locali.
Tali reazioni scompaiono spontaneamente in pochi giorni senza lasciare alcun segno sulla cute.
Dopo la seduta di intradermoterapia evitare l’applicazione, sulle aree trattate, di massaggi, pressoterapia, ultrasuoni, tecniche di depilazione, per almeno 24 ore, per non favorire una più rapida diffusione del farmaco e, perciò, una minore efficacia. Evitare l’applicazione di creme o altri presidi se non dopo aver consultato il medico che ha eseguito il trattamento.
Dopo la seduta e per alcuni giorni, non esporsi al sole e ai raggi UVA per evitare discromie (macchie) in corrispondenza delle microlesioni prodotte dall’ago.
Infatti, è bene sapere che la riparazione di queste microlesioni comporta una lieve infiammazione che aumenta la sensibilità della cute alle radiazioni solari con aumento della pigmentazione.
Con il termine “Mesoterapia”, purtroppo, in molti studi medici, non solo in Italia, si praticano microiniezioni non sempre intradermiche ma sottocutanee. Infatti, se il trattamento è eseguito con più aghi (da 5 a 10) montati su supporti detti multiniettori, l’infissione è perpendicolare, per cui gli aghi superano il derma e l’iniezione avviene nel sottocute, con più rapido smaltimento dei farmaci e minore efficacia.
Inoltre si iniettano miscele di più farmaci in cui è presente un anestetico locale. Di queste miscele non è mai stata dimostrata l’utilità, anzi, in molti casi, hanno provocato reazioni infettive nei punti di inoculazione, con formazione di escare ed esito cicatriziale.
L’intradermoterapia distrettuale o mesoterapia è un metodo di terapia iniettiva intradermica, localizzata che utilizza farmaci o presidi autorizzati per l’uso intradermico.
Si utilizza lo stesso farmaco che sarebbe stato impiegato per via sistemica per l’evento patologico per il quale è stato richiesto l’intervento medico.
Il farmaco si inietta nel derma del distretto cutaneo sovrastante l’organo o parte di organo ammalato (il derma è lo strato più profondo della cute). Le iniezioni si eseguono per mezzo di aghi sottili e molto corti (4 mm).
Si utilizzano piccole quantità di farmaco ripartite in diverse microiniezioni: la somministrazione intradermica rallenta la diffusione del farmaco realizzando, con minime dosi, un’intensa azione locale che si prolunga per parecchie ore.
L’azione farmacologica può essere mantenuta con la ripetizione settimanale del trattamento. Non si utilizzano miscele di farmaci.
L’efficacia della terapia intradermica è legata all’azione del farmaco, perciò il presupposto essenziale è la scelta del principio attivo in base ad una precisa diagnosi.
Di norma la risposta terapeutica si manifesta rapidamente. L’intensità e la durata, come avviene per la somministrazione sistemica, dipendono dal tipo di patologia e dalla sua gravità.